martedì 21 maggio 2013

Basso merito zero ambizioni

 

Basso merito zero ambizioni
C'è stato un tempo felice in cui tutto il corpo sociale viveva di impulsi politici. Dalla fine della guerra fino al crollo della Prima Repubblica la vita di tutti era segnata dal primato della politica: dal primato delle grandi ideologie dell'epoca (comunismo, liberismo, corporativismo, dottrina cattolica); dal primato della dialettica fra i sistemi geopolitici (mondo occidentale, mondo arretrato, Paesi cosiddetti non allineati); dal primato anche quotidiano di scontri sociali e mobilitazioni di classe. Tutto era politica.
Ma, al di là della forte ruvidezza conflittuale di quegli anni, la politica non ci dispiaceva, perché ci trasmetteva un messaggio comune: crescete, andate avanti, salite la scala sociale, diventate altro da quello che siete. Ci spingevano a tale dinamica coloro che esaltavano le lotte operaie come coloro che coltivavano l'ampliamento del ceto medio; coloro che speravano nella potenza politica dei braccianti come coloro che trasformavano i braccianti in coltivatori diretti, cioè in piccoli imprenditori; coloro che spingevano per dare spazio a più ampie generazioni studentesche come coloro che coltivavano le alte professionalità industriali; coloro che predicavano il politeismo dei consumi come coloro che richiamavano alla sobrietà dei comportamenti. Gli obiettivi e i conflitti della politica erano tanti, ma l'anima era unica: «Crescete e salite i gradini della scala sociale». Ed era verosimilmente per questo incitamento alla mobilità che la politica piaceva.
Oggi è quasi disprezzata. I giornali sono pieni di possibili spiegazioni: la politica è estranea ai bisogni della gente; i politici fanno casta e se ne approfittano; sotto i partiti ci sono interessi inconfessabili; non c'è più una dinamica di rappresentanza democratica. Spiegazioni plausibili, ma è possibile che la cattiva fama della politica derivi dal fatto che essa non spinge più a crescere e salire, ma a far restare tutti ai gradini bassi in una filosofia di eguaglianza che si collega all'idea di una comune cittadinanza che rischia di diventare populismo, obbedendo alla logica di «invidia e livellamento» di cui lo stesso Marx aveva timore.
Guai a diventare «qualcuno», per la politica attuale. Dobbiamo restare cittadini a pari e basso merito, collocazione corroborata da giudizi morali tanto gridati quanto semplicistici. Non sorprende che i due terzi dei nostri giovani parlamentari siano «programmaticamente» cittadini a basso merito che si proclamano eticamente superiori. E se c'è «qualcuno» che vuole o tenta di essere protagonista, è rapidamente cecchinato. Il messaggio profondo della politica oggi sta proprio nel diffondere, anzi imporre, l'appiattimento al basso della cultura collettiva, della dinamica sociale. Ed è colpa ben più grave dei vizi di casta, perché inquina la chimica intima della società, ne riduce le dinamiche in avanti e le speranze.
Per questo bisognerà cominciare a difendersi dalla politica; diffidando di come oggi il suo primato sia diventato regressivo e non propulsivo. Forse il meglio è altrove, nella dinamica sociale, dove ancora vive un po' della voglia di crescere e salire che ci avevano dato i politici di prima, che tutto erano meno che dei semplici cittadini a basso merito.

martedì 5 marzo 2013

Germania, bonus di 2500 euro

L’esperimento partirà in Turingia con l’estate. L’obiettivo è formare badanti, fresatori e elettricisti nella fascia d’età tra i 25 e i 35 anni
 
Un bonus complessivo di 2.500 euro per i giovani poco qualificati che concluderanno un corso pluriennale di formazione o riqualificazione professionale. È l’idea allo studio dell’Agenzia tedesca del Lavoro per incentivare i giovani a migliorare le loro qualifiche professionali e aumentare così le loro chance di trovare un’occupazione in Germania.  

Il progetto, anticipato dallo Spiegel e confermato da una portavoce dell’Agenzia del Lavoro, dovrebbe rivolgersi ai disoccupati tra i 25 e i 35 anni che o sono scarsamente qualificati, oppure non dispongono di nessuna qualifica professionale. Il modello, non ancora deciso in via definitiva, prevede di versare un bonus di 1.000 euro a chi supera un esame intermedio durante il corso di formazione professionale, cui andrebbero ad aggiungersi altri 1.500 euro se si dovesse sostenere con successo anche la prova finale.  

A partire da quest’estate il progetto dovrebbe essere testato nella parte orientale del Land della Turingia. In seguito l’Agenzia deciderà se estenderlo o meno all’intero territorio nazionale. All’inizio gli incentivi si rivolgeranno soltanto a coloro che seguiranno un corso di formazione di due o tre anni nei settori dell’assistenza agli anziani, dell’industria metallurgica, elettrica e della plastica - settori, cioè, in cui la carenza di personale altamente qualificato è al momento più marcata in Germania. L’obiettivo è formare, ad esempio, badanti, fresatori o elettricisti industriali, figure particolarmente richieste nella Repubblica federale. 

L’idea alla base del bonus è semplice: la possibilità che un giovane nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 35 anni porti a termine un corso di formazione o riqualificazione professionale “dipende soprattutto da motivi finanziari”, si legge in un documento preparato per i vertici dell’Agenzia del Lavoro e citato dallo Spiegel. Finora, ricorda il settimanale, quasi un terzo dei partecipanti ai programmi di formazione o riqualificazione incentivati dall’Agenzia lascia prima di completare il corso. Molti abbandonano proprio per ragioni economiche, in quanto non possono rinunciare a uno stipendio durante il periodo necessario per ottenere una qualifica professionale.  

alessandro alviani